
Introduzione:
Fra gioco e poesia c’è un’area comune che risponde indietro
a sorgenti comuni e in avanti a finalità comune.
Se «dire che un testo è potenzialmente senza fine non significa che ogni atto di interpretazione possa avere un lieto fine», il potenziale del testo letterario mima sul piano formale questa condizione del contenuto, ma amplificando la facoltà demiurgica dell’autore, in modo che la pluralità costitutiva dell’intentio operis sia in ogni momento riconducibile all’originario progetto dell’intentio auctoris: ciò si realizza provvedendo un insieme di regole che gestiscono la molteplicità del testo secondo binari già previsti nel piano di composizione.
Nel corso dei secolo troviamo un moltitudine di letterati-studiosi che si adoperano per dare una attendibilità scientifica all’uso del linguaggio: il monaco catalano Ramon Lull (1235-1316) elabora e perfeziona nel corso degli anni quello che nelle sue intenzioni vorrebbe essere un infallibile strumento di dimostrazione delle verità teologiche, di uso universale perché «universale è la combinatoria matematica che articola il suo piano dell’espressione, e universale il sistema di idee comuni a tutte le genti che Lullo elabora sul piano del contenuto.
L’arte [...] non ha nulla di «volgare», non ha a che fare con oggetti determinati e proprio per questo si presenta come la regina di tutte le arti, la guida facile e sicura a tutte le scienze e a tutte le dottrine. L’ars inventiva appare caratterizzata dalla generalità e dalla certezza; con il suo solo aiuto, indipendentemente da ogni altro sapere presupposto, gli uomini potranno giungere ad eliminare ogni possibilità di errore e a trovare «il sapere e la verità di ogni cosa conoscibile».
Il percorso, nel corso dei secoli è costellato da nome di teorici famosi passando attraverso Laibeniz, Dalla metà del Quattrocento la combinatoria riprende vigore, per una riscoperta dell’opera di Lullo, che viene a diffondersi in Europa tramite i commenti di Cusano, Bessarione, Pico, Lefèvre d’Etaples, Bovillus e poi Lavinheta, Agrippa e Bruno.
Lungo l’intero arco del secolo XIX e fino a noi ancora - da Hölderlin a Mallarmé a Antonin Artaud -, la letteratura è esistita nella sua autonomia, si è staccata da ogni altro linguaggio attraverso un taglio profondo soltanto costituendo una specie di “controdiscorso”, e risalendo dalla funzione rappresentativa o significante del linguaggio a quel suo esistere grezzo. Nell’età moderna la letteratura è ciò che compensa (non ciò che conferma) il funzionamento significativo del linguaggio.
Giungiamo in questo modo fino a Laibenitz, Queneau, i teorici dell’ Ou.Li.PO che ispireranno la forma del tutto analoga dell’ipertesto, così definita dal suo inventore, Theodor H. Nelson:
Con “ipertesto” intendo scrittura non sequenziale - testo che si dirama e consente al lettore di scegliere [...]. Così come è comunemente inteso, un ipertesto è una serie di brani di testo tra cui sono definiti dei collegamenti che consentono al lettore differenti cammini.
La riscrittura combinatoria
Riscrivere significa fin dall’inizio ricombinare. La riscrittura è dunque la possibilità di scomporre e di ricomporre a piacere non gli elementi del linguaggio di cui si sostanzia la letteratura (operazione oulipiana per eccellenza), ma sequenze già date di quegli elementi, configurazioni originali dotate di una forte identità, estrapolate dal contesto originario ed inserite in nuovi meccanismi narrativi per essere combinate con gli elementi cari al riscrittore: la riscrittura preleva la totalità degli elementi di un certo ordine da un ipotesto (tutta la fabula: travestimento; il nucleo peculiare dello stile: parodia), variando quelli degli altri ordini. La citazione preleva invece solo una parte ristretta dall’ipotesto, prestandosi così alle più varie ricombinazioni.
E allora ......perchè non proporre un Blog che racchiuda degli esercizi da poter somministrare agli studenti di riscrittura che stimolino la loro creatività attraverso i quali imparare l’italiano?
Questo gioco è descritto da Raymond Queneau, si tratta di hai-kaizzare alcuni versi e consiste nel cancellare le parole di una poesia conservando la sezione finale dei versi ( l’ultima parola o le ultime due), aggiungere eventualmente una punteggiatura soggettiva:
Giochiamo con Dante
Inferno canto1
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
Tant' è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,
dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.
Io non so ben ridir com' i' v'intrai,
tant' era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.
Purgatorio canto 1
Per correr miglior acque alza le vele
omai la navicella del mio ingegno,
che lascia dietro a sé mar sì crudele;
e canterò di quel secondo regno
dove l'umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno.
Ma qui la morta poesì resurga,
o sante Muse, poi che vostro sono;
e qui Calïopè alquanto surga,
seguitando il mio canto con quel suono
di cui le Piche misere sentiro
lo colpo tal, che disperar perdono.
Paradiso canto 1
La gloria di colui che tutto move
per l'universo penetra, e risplende
in una parte più e meno altrove.
Nel ciel che più de la sua luce prende
fu' io, e vidi cose che ridire
né sa né può chi di là sù discende;
perché appressando sé al suo disire,
nostro intelletto si profonda tanto,
che dietro la memoria non può ire.
Veramente quant' io del regno santo
ne la mia mente potei far tesoro,
sarà ora materia del mio canto.
Giochiamo con Cavalcanti
Fresca rosa novella,
piacente primavera,
per prata e per rivera
gaiamente cantando,
vostri fin presio mando - a la verdura.
......e in fine esprimi il senso che la “nuova” poesia ti comunica.